VIRUS, UN LEVIATANO CHE PERMETTE L’ACCALCAMENTO INDISCIPLINATO DAPPERTUTTO, MA NON NEGLI STADI, NEPPURE CON UN NUMERO RIDOTTISSIMO DI SPETTATORI.
di Carmine FIORITI
Fuori da qualsiasi considerazione sulla esistenza o meno di azioni premeditate legate alla diffusione del virus e dei suoi effetti , abbiamo sopportato pazientemente il periodo di clausura forzata e, nel momento in cui si sono riaperte le porte, abbiamo rialzato la testa, diminuita la paura, frequentato locali ed aree assolutamente in barba a tutti i divieti imposti in precedenza.
Mo, sin quando tutto va bene, considereremo il periodo trascorso come una perentesi tra le tante che hanno costellato gli ultimi dieci lustri, più o meno gravi, più o meno pericolosi. Ma, se qualcosa va storto, e ricomincia la paura, non è che possiamo continuare dare la colpa a fantasmi, a mancate zone verde o rosse, a questa o quella regione. Da quando si sono riaperte le porte ed il paese ha ricominciato a muoversi, la comunità scientifica ci ha raccomandato esclusivamente tre cose da rispettare: il distanziamento (almeno un metro tra una persona e l’altra, in condizioni normali), l’uso della mascherina in locali o zone chiusi o parecchio frequentati ed il lavaggio frequente delle mani.
Tre semplici cose che, al confronto delle limitazioni precedenti, dovrebbero essere delle sciocchezze da compiersi in automatico, visto quel che abbiamo dovuto sopportare dai primi di marzo.
Ed invece di queste tre raccomandazioni, stiamo cercando in tutti i modi di non tenerne conto, prova ne sono gli assembramenti che più o meno sono presenti dappertutto: nei fine settimana, al mare, nei locali pubblici, sugli autobus etc. etc. Usiamo la mascherina a mò di accessorio, quando non la portiamo neppure con noi, stiamo accalcati uno accanto all’altro, anche quando sudiamo e non ci sembra vero di poterci riabbracciare e salutare meno romanamente. Le distanze imposte di tavolini ed ombrelloni sono rispettate sempre meno e così per tante altre cose.
In questa situazione da riabbraccio sociale stona parecchio la continuità del campionato di calcio a porte chiuse. Ma che senso ha giocarsi uno scudetto senza quell’elemento pubblico che era ed è parte essenziale in qualsiasi competizione ?? Perché mai non può autorizzarsi la presenza di pubblico, ridotto anche ad 1/10, con parte percentuale dei tifosi ospiti, in modo da assicurare il “sonoro” indispensabile e fondamentale ??
E, poi, non riesco davvero a non pensare come, anche in questa fase, ci sono stati e ci sono figli e figliastri. L’Alitalia ha continuato a volare per continuità territoriale mentre le altre compagnie no. E, forse, proprio sugli aerei sorge il dubbio che “qualcosa non quadra” in questa pandemia.
Ora, nel rispetto del distanziamento , sui voli, i posti erano assegnati alternativamente. Ciò assicurava la distanza del metro canonico. Poi, però, il tutto andava a farsi benedire quando c’era da scendere, allorquando si autorizzava le fila dei passeggeri, non prima da una lato e poi dall’altro, ma in senso orizzontale, così che i passeggeri della fila 1, A e C, venivano in contatto con quelli della stessa fila D e F . Ma, evidentemente, anche questo era troppo per le compagnie aeree, tanto che adesso si viaggia con la totale copertura dei posti, basta avere la mascherina. Vale a dire non c’è assolutamente alcuna distanza tra un passeggero e l’altro.
In sintesi la domanda è d’obbligo : la prevenzione dal virus vale per tutti o è a macchia di leopardo, un po’ sì un po’ no, in omaggio a qualche interesse ??